Il tentativo di snaturare Prato della Valle si sta rivelando un boomerang per l’Amministrazione Comunale. Non solo per lo stop dettato dalla Soprintendente per i bene architettonici del Veneto orientale Sabina Ferrari, in base al vincolo del 1956 (leggi qua). Ma anche per i molti NO espressi, più o meno apertamente, nella stessa maggioranza (Pisani, Colasio, Ruffini), dalle associazioni ambientaliste e dai molti consiglieri d’opposizione. E poi c’è anche la necropoli che lo scavo dell’autosilo previsto in Piazza Rabbin porterebbe alla luce. E per la Soprintendenza ai beni archeologici in reperti vanno messI in sicurezza: ma chi paga?
Il pantano in cui si sono infilati Zanonato, Rossi, Boldrin, con la loro smania “del fare” (senza guardare alle conseguenze) si sta ritorcendo contro di loro. Gran parte di Padova si sta chiedendo se operazioni come queste, o come quelle dell’auditorium previsto in un sito evidentemente sbagliato, porteranno realmente benefici alla città. Il passaggio del traffico d’attraversamento est-ovest che da anni ingorga ed inquina il Prà, e l’autosilo da 600 posti sotto in Piazza Rabin, che aggraverebbe la situazione, contrastano con la tutela ed il restauro dell’area monumentale di Prato della Valle, prova ne sia il danneggiamento delle statue dell’isola Memmia, a causa delle vibrazioni e dallo smog prodotti dal traffico.
Se il Comune vuole uscire dal pantano deve cambiare progetto. Legambiente, Amissi del Piovego e Itallia Nostra propongono un nuovo piano per riqualificare e restaurare Prato della Valle e tutta l’area monumentale (LEGGI QUI) in accordo con le motivazioni del parere contrario della Soprintendenza: abbandonare il progetto del parcheggio interrato e progressiva trasformazione dell’area in ZTL; indirizzare ulteriormente nella zona funzioni commerciali e sociali connaturate con la vocazione di Prato della Valle; garantire la permeabilità visiva e percettiva fra lo spazio del Prato della Valle e lo spazio retrostante l’“Avancorpo” dell’ex Foro Boario; garantire la permeabilità pedonale, che permetta di superare le attuali cesure e di ricucire lo spazio tra il Prà, l’ex Foro Boario ed il complesso di Santa Giustina.
Garantire infine il restauro delle statue dell’Isola Memmia, e lo stombinamento del canale Alicorno. (PER I PARTICOLARI SCARICA QUI IL DOCUMENTO INDIRIZZATO AL SINDACO)
Le proposte confutano la qualificazione di “partito del non fare” data alle associazioni ambientaliste dal Sindaco Da sempre sosteniamo che l’area in questione abbia necessità di una riqualificazione. Riqualificazione, però, che ha l’obbligo di essere rispettosa delle caratteristiche di un ambito monumentale che deve essere conservato nei suoi equilibri, architettonici ed ambientali. Nella contrattazione con i privati, a cui ormai è affidato ogni intervento sul tessuto urbano, l’amministrazione comunale deve tornare a fissare rigorosamente gli obiettivi di carattere funzionale, compositivo e culturale che garantiscano il recupero qualitativo degli spazi urbani. Una funzione a cui da tempo ha abdicato.