Ricomposizione rionale

Dal mini-saggio originale di Gabriele Righetto Dalla riconformazione rionale ai giardini produttivi in un paesaggismo induttore di nuova ricchezza (scarica qui l’originale)

Esiste una precisa correlazione tra edificato e popolazione (…).
I luoghi hanno bisogno di una continua aggiunta di vita a livelli evolutivi rispetto alle pratiche esistenziali raggiunte e rese operative. Un primo tratto vitale è “esercitare l’aver cura”, cioè portare la carica della contemporaneità dentro i luoghi; ciò significa non solo conservarli, ma immettervi quel tasso d’innovazione che l’esistenza in atto reca sull’uso e gestione della materia, sull’impiego dell’energia e sulla conduzione ed interpretazione della carica d’informazione che i luoghi contengono e possono avere (…).

I luoghi possono esprimere anche una dimensione vasta che fa riferimento alle comunità estese e in tal caso dovremmo parlare non tanto e non solo di luoghi, ma di Perluoghi, ossia di contesti territoriali e culturali caratterizzati da un’identità condivisa (…).
Attuare la riconformazione rionale significa ripensare una netta ed innovativa connessione e convivenza tra vivente e costruito; occorre quindi ricostruire a valenza architettonica e paesaggistica, ossia produttrice di luoghi e Perluoghi (…).

La presenza dei giardini di rione e di isolato significa riportare equilibri di microclima e riparametrazione energetica tra rione e contesto generale, secondo una visione scalare del pianeta che in modo integrato va dal locale al globale, secondo la prospettiva che viene definita “Lobal” (locale integrato nel globale).

Nella riconformazione rionale va compreso un aumento di territorio aperto, una connessione più ampia e continua con i cunei verdi e una compensazione tra aumento del territorio aperto a livello rionale e un equilibrato mutamento dell’edificato in termini di verticalità non impattante.
(…) Un capitolo di rilievo va riservato alla lettura dell’urbanistica dei trasporti, poiché essa dovrebbe significare anche la rivalutazione dell’attuale impianto di vie e strade di tipo radiale e la riapplicazione della presenza di territorio aperto tra radiale e radiale con il mantenimento o la reintegrazione dei cunei verdi, con promozione e tutela dei corridoi ecologici. Si tratta delle tre strategie base da considerare strumenti territoriali e paesaggistici da inserire come fondamentali e come fattori strutturali di ogni PAT e PATI.

Nella ricostituzione evolutiva dei corridoi paesaggisti è rilevante il recupero dei corridoi fluviali, aspetto di rilievo per una regione dei fiumi qual è il Veneto, non soltanto nella loro valenza terapeutica per i paesaggi ‘malati’, ma come investimento anche economico volto alla promozione turistico culturale.
Nella strategia della rigenerazione urbana un piano fondamentale va assegnato alle zone produttive industriali che sono luoghi di lavoro, ma anche luoghi di vita e potremmo sintetizzare tale condizione avanzata nella modalità dei giardini industriali o, meglio, giardini produttivi. Cioè attuazioni concrete che abbandonano (o, più propriamente, riconvertono) la sterile via dell’edilizia dei capannoni, introducono l’architettura come modalità costruttiva di qualità, cioè produttrice di luoghi significativi e funzionali e non genericamente di spazi soltanto cubometrici, con il massimo uso dell’architettura a scopi energetici, con la correlazione dovuta che almeno abbiano tutte le superfici potenzialmente radianti come fonti energetiche (…).

Ciò comporta un valore patrimomoniale e immobiliare elevato in quanto aperto alla flessibilità d’uso, alla riconversione rispetto ai mutamenti sociali, tecnoscientifici e produttivi. Insomma un salto dalle zone produttive intese come vuoti a perdere o disagi ambientali emersi nell’indifferenza, per passare invece a luoghi vivibili, durevoli e perciò mutabili in senso evolutivo e incrementatori di ricchezza socioambientale.

Gabriele Righetto – Direttivo Legambiente Padova