E’ molto difficile affrontare il tema della prostituzione posto al centro del dibattito padovano dalla delibera del sindaco Zanonato. Si teme di essere attaccati dai moralisti da una parte, dai liberisti dall’altra. Se poi si appartiene al genere maschile come nel nostro caso, allora la polemica e le accuse potrebbero arrivare in zone ad alto rischio. Meglio proteggersi con le parole, quelle essenziali, indiscutibili, quelle che mettono sul piatto, nero su bianco la questione: puttane e puttanieri. Sono queste le parole, loro è tutto il potenziale evocativo, loro è la suggestione che solletica l’immaginario collettivo.
La parola “puttane”, non ci sembra generatrice di grandi inquietudini, al massimo qualche naso storto o un dibattito su questioni logistiche (strade o case?), un impegno cosmetico che nasconda delocalizzando senza annullare. E perché annullare? Non ce n’è bisogno, si tratta del mestiere più vecchio del mondo…. l’uomo è cacciatore….. è la donna che seduce….. la costola d’Adamo…. se la vanno cercando….. alla fine a loro piace, nessuno le obbliga….!
La parola “puttaniere” invece contiene un grande potenziale di provocazione. Cliente, non puttaniere, prego! Come se chi compra avesse una sua dignità che chi vende non ha, come se la marchetta venisse fatta dalla professionista mentre, l’altro, il cliente/puttaniere, fischietta indifferente, innocente. Ed è questo che scatena il putiferio: il fatto che sia lui, questa volta, l’oggetto dell’accusa. Come se, nel momento in cui una delibera, di cui si può discutere nel metodo ma che pone un problema serio nel merito, minaccia la libertà di caccia del maschio, lo denuda nel suo essere puttaniere, ponesse una questione insopportabile di privazione della libertà.
Altra parola: la banconota, il denaro, l’oggetto dello scambio: sesso, uso del corpo altrui in cambio di soldi.
Quale virilità, ci domandiamo, può mai vantare un maschio che non sa mettersi in gioco nel corteggiamento, che non rischia il rifiuto, che non sa stare nell’attesa di sapere se verrà accettato o respinto. La banconota, eccola, esce di tasca, paga e la prestazione è sicura, senza rischi, bello o brutto che tu sia, affascinante o povero di spirito, elegante o grezzo. Paghi e vai sicuro. Senza conseguenze, senza impegni, senza complicazioni. Virilità? A noi non pare. Se di conquista si deve parlare, sia vera, aperta, onesta, in un confronto in cui l’altra sia vista come interlocutrice, ad armi pari, dignitosa, libera di scegliere come vuoi esserlo tu. Ed eccola l’altra questione, forse la questione delle questioni: la libertà di scegliere, l’autonomia di amare. Il maschio non la vuole, o meglio, la vuole solo per se, teme l’autonomia sessuale della donna, scappa a gambe levate al solo pensarlo o si rivolge contro, aggressivo, determinato a ridurre la cosa ad un atto di dominio (gli stupri, anche nell’ambito famigliare, sono una piaga in aumento).
Siamo sicuri, noi maschi, che alle donne piaccia? E’ vero, le puttane hanno organizzato una marcia e questo sembrerebbe dire che sono libere e protagoniste. Noi non lo crediamo, crediamo invece che le condizioni per cui si vendono siano quelle che negano loro, non da oggi, la dignità.
E nemmeno crediamo che sia la fisiologia a dare la spiegazione del perché è il maschio il puttaniere e la femmina la puttana. Crediamo che anche in questa visione reificata del sesso, si manifesti l’aggressività maschile che, ne siamo convinti, è sempre lo specchio dell’inadeguatezza, dell’incapacità di affrontare la relazione a viso aperto.
Siamo ossessionati dal nostro fallo, ci misuriamo da sempre con quello “spirito di corpo” che pretende l’erezione permanente. Non siamo in grado di ammettere una poliedricità di sentimenti, emozioni, tenerezze, tutte cose che releghiamo al mondo femminile, salvo perdere il contatto emotivo con noi stessi fino a non saperci spiegare perché un bel giorno “lui” può smettere di obbedire.
Si raccolgono le firme degli uomini che concordano con le riflessioni ivi contenute. Mandate le vostre sottoscrizioni, indicando nome e cognome, alla seguente e-mail: primomaggio45@libero.it
Gianni Ballestrin e Silvano Cogo