Il consiglio comunale di Lunedì dedicato a rischio idraulico dovrà stabilire le strategie da adottare per contrastare il problema. Legambiente avanza una proposta chiara: moratoria edilizia nelle zone a rischio idraulico (come già alcuni gruppi consigliari si preparano a chiedere).
Infatti – spiega Lorenzo Cabrelle – direttivo Legambiente Padova- il territorio padovano è molto fragile sotto il profilo idraulico e questo dipende in buona misura dalla cattiva gestione urbanistica ed edilizia che, ai vari livelli, è stata attuata dal dopoguerra ad oggi.
Il conto ci viene ora servito nelle sempre più frequenti esondazioni, che si aggiungono al già noto fenomeno dell’inquinamento atmosferico.
In molte zone di Padova, l’aumento della impermeabilizzazione del suolo ne ha più che dimezzato la capacità di assorbimento. È il caso, ad esempio, del rione Forcellini, dove le opere di urbanizzazione, realizzate cinquant’anni fa, risultano insufficienti rispetto all’impressionante sviluppo edilizio che si è avuto fino ad oggi: il territorio urbanizzato è passato dal 56% del 1960 all’attuale 79% per cui, in caso di forti piogge accade che i liquami (si tratta infatti di acque bianche e nere mescolate) si riversino sulle strade e negli scantinati. L’ing. Francesco Veronese, direttore del Consorzio di Bonifica Bacchiglione, ha scritto nella relazione presentata ai consiglieri, che l’evento dello scorso 12 maggio, ha dimostrato l’estrema vulnerabilità da un punto di vista idraulico della zona. Analoghe conclusioni l’ing. Veronese ha tratto anche per il bacino di Montà e per l’Arcella.
La ricetta che propone Legambiente, consiste in una moratoria dell’attività edilizia soggetta a piano urbanistico attuativo finché non saranno realizzati i necessari adeguamenti delle opere di urbanizzazione primaria. Non va poi dimenticato l’utilizzo dell’idrovia come scolmatore (portata di 400 mc/sec) da intenderi anche come volano per la la riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio attraversato. Al contrario – conclude Cabrelle – in caso di nuovi allagamenti, difficilmente il comune potrà esimersi dall’obbligo del risarcimento dei danni subiti dai cittadini.