La realtà delle carceri risulta molto complessa e problematica, pertanto, complici anche le informazioni superficiali spesso passate dai media, facilmente si corre il rischio di banalizzarla ed imbattersi nello stereotipo del detenuto “alieno”, dimenticando che, sebbene abbia un passato di errori ,talvolta gravi, è innanzi tutto una persona.
Per capirne di più, siamo entrati nel Penitenziario Due Palazzi di Padova, dove abbiamo incontrato Ornella Favero, coordinatrice di Ristretti Orizzonti, la testata bimestrale dell’associazione di volontariato penitenziario Granello di Senape, che si occupa di informazione per i detenuti e di sensibilizzare la società, le istituzioni e i media sui temi del carcere.
Un aspetto positivo del Due Palazzi, ci dice Ornella, è che molti dei circa 700 detenuti con condanne definitive, sono impegnati in programmi alternativi e di reinserimento: si svolgono attività lavorative, come la pasticceria, la cucina, produzione di manichini etc. o attività scolastiche che coprono l’intero ciclo di studi, università compresa. Un’importanza particolare va riconosciuta all’attività di Ristretti Orizzonti che con la sua testata giornalistica, il TG 2Palazzi e il gruppo Rassegne Stampa, si occupa di fare informazione nel e dal carcere. La redazione è composta da circa trenta detenuti di diverse nazionalità, impegnati direttamente nella stesura degli articoli per il giornale dell’associazione, in oltre curano uno spazio loro dedicato sul Mattino di Padova. Alcuni detenuti preparano le pagine web per il sito, www.ristretti.it, altri sono attivi presso uno sportello che presta assistenza ai detenuti per l’orientamento giuridico.
Un aspetto positivo del Due Palazzi, ci dice Ornella, è che molti dei circa 700 detenuti con condanne definitive, sono impegnati in programmi alternativi e di reinserimento: si svolgono attività lavorative, come la pasticceria, la cucina, produzione di manichini etc. o attività scolastiche che coprono l’intero ciclo di studi, università compresa. Un’importanza particolare va riconosciuta all’attività di Ristretti Orizzonti che con la sua testata giornalistica, il TG 2Palazzi e il gruppo Rassegne Stampa, si occupa di fare informazione nel e dal carcere. La redazione è composta da circa trenta detenuti di diverse nazionalità, impegnati direttamente nella stesura degli articoli per il giornale dell’associazione, in oltre curano uno spazio loro dedicato sul Mattino di Padova. Alcuni detenuti preparano le pagine web per il sito, www.ristretti.it, altri sono attivi presso uno sportello che presta assistenza ai detenuti per l’orientamento giuridico.
Inoltre il comune impegno di volontari e detenuti ha reso possibile la realizzazione del progetto di educazione alla legalità “Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere”, che quest’anno ha portato nel Due Palazzi più di mille ragazzi per sensibilizzarli sulle reali responsabilità che ognuno di noi porta nell’agire quotidiano, ma anche sulla funzione rieducativa che il carcere deve offrire a chi ha commesso un errore, nella consapevolezza che, dice Ornella Favaro, “i detenuti sono Persone, non reati che camminano”.
Da una parte il lavoro che permette alle persone detenute di rendersi economicamente indipendenti senza dover pesare sulle famiglie, dall’altra l’opportunità di crescere culturalmente e mantenere i contatti con la realtà esterna, descrivono una situazione positiva della realtà carceraria di Padova, in cui molti detenuti possono gradualmente integrarsi nella società, senza uscire a fine pena in uno stato di totale abbandono, prima causa, questa, di ritorno a delinquere.
Del resto i dati parlano chiaro: da un’indagine del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria risulta che tra chi sconta l’intera pena in carcere senza misure di integrazione in società, circa il 70% torna a commettere reati; la recidiva scende invece al 19% per coloro che sono usciti prima dal carcere, ma seguendo un percorso di graduale reinserimento.
E’ difficile pensare ad un cambiamento per i carcerati se emarginati dalla società, quindi, sostiene la direttrice di Ristretti Orizzonti, “più galera non vuol dire affatto più sicurezza”.
Ristretti Orizzonti compie proprio quest’estate dieci anni di attività e può gioire per il raggiungimento di importanti traguardi, perché oggi un giornale fatto da dilettanti occupa un ruolo importante nel campo dell’informazione ed è un punto di riferimento anche per i media di professione.
Tra le battaglie che attualmente porta avanti Ristretti Orizzonti, c’è la difesa della legge Gozzini: quella legge che allo sconto di pena totale senza misure alternative, preferisce avviare i detenuti ad un lento cammino di reintroduzione in società, per esempio attraverso permessi premio o la semilibertà, al fine di dar loro la possibilità di allacciare una serie di sane relazioni con il mondo esterno, evitando l’impatto traumatico di un’uscita improvvisa a fine pena che facilmente li potrebbe riportare sulla vecchia strada.
La legge Gozzini però si vede continuamente minacciata da una serie di scelte politiche di senso opposto che tendono a ridurre drasticamente i “benefici penitenziari”, correndo in realtà il grosso rischio di infierire negativamente sullo stato di sicurezza del paese.
Un altro importante obiettivo per il quale si sta battendo Ristretti Orizzonti si chiama “Sto imparando a non odiare”: un’iniziativa per far dialogare vittime e autori di reato, per aprire un confronto significativo sul senso della pena.
Da una parte il lavoro che permette alle persone detenute di rendersi economicamente indipendenti senza dover pesare sulle famiglie, dall’altra l’opportunità di crescere culturalmente e mantenere i contatti con la realtà esterna, descrivono una situazione positiva della realtà carceraria di Padova, in cui molti detenuti possono gradualmente integrarsi nella società, senza uscire a fine pena in uno stato di totale abbandono, prima causa, questa, di ritorno a delinquere.
Del resto i dati parlano chiaro: da un’indagine del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria risulta che tra chi sconta l’intera pena in carcere senza misure di integrazione in società, circa il 70% torna a commettere reati; la recidiva scende invece al 19% per coloro che sono usciti prima dal carcere, ma seguendo un percorso di graduale reinserimento.
E’ difficile pensare ad un cambiamento per i carcerati se emarginati dalla società, quindi, sostiene la direttrice di Ristretti Orizzonti, “più galera non vuol dire affatto più sicurezza”.
Ristretti Orizzonti compie proprio quest’estate dieci anni di attività e può gioire per il raggiungimento di importanti traguardi, perché oggi un giornale fatto da dilettanti occupa un ruolo importante nel campo dell’informazione ed è un punto di riferimento anche per i media di professione.
Tra le battaglie che attualmente porta avanti Ristretti Orizzonti, c’è la difesa della legge Gozzini: quella legge che allo sconto di pena totale senza misure alternative, preferisce avviare i detenuti ad un lento cammino di reintroduzione in società, per esempio attraverso permessi premio o la semilibertà, al fine di dar loro la possibilità di allacciare una serie di sane relazioni con il mondo esterno, evitando l’impatto traumatico di un’uscita improvvisa a fine pena che facilmente li potrebbe riportare sulla vecchia strada.
La legge Gozzini però si vede continuamente minacciata da una serie di scelte politiche di senso opposto che tendono a ridurre drasticamente i “benefici penitenziari”, correndo in realtà il grosso rischio di infierire negativamente sullo stato di sicurezza del paese.
Un altro importante obiettivo per il quale si sta battendo Ristretti Orizzonti si chiama “Sto imparando a non odiare”: un’iniziativa per far dialogare vittime e autori di reato, per aprire un confronto significativo sul senso della pena.
intervista a cura di Andrea Volpicelli