I progetti più o meno confusi dell’attuale Giunta comunale relativi all’area del Pra’ della Valle ripropongono a tutti i padovani un problema preciso: quali sono le funzioni, anche economiche, del centro storico delimitato dalle mura cinquecentesche?
L’idea dominante a Padova, ormai da decenni, è che se si costruisce va tutto bene. Se il mercato del mattone tira, va bene tutta l’economia. Ma questa idea così diffusa e consolidata in tutti i partiti locali è ancora valida? Noi riteniamo di no. Poteva essere accettata quando il centro storico era caratterizzato da vasti quartieri degradati. Ma oggi è completamente superata e può provocare dei disastri urbanistici. Come nel caso dell’area del Pra’ della Valle.
Cosa sta succedendo in Pra’ della Valle? Si vuole costruire un edificio addossato, almeno in parte, a quello dell’exForo boario. La logica urbanistica vorrebbe che sia lo stadio Appiani che il velodromo Monti fossero trasferiti nelle periferie padovane. Invece no. Si vuole aggiungere altro cemento. Ma questa operazione, che comprende anche il parcheggio sotterraneo, contrasta con varie esigenze prioritarie rispetto a quella cementiera o cementizia.
L’edificio dell’exForo boario, brutto e antifunzionale, può tranquillamente essere svuotato ed essere reso più funzionale. Che cosa c’è di scandaloso in questa operazione? Finché sarà necessario si può mantenere il parcheggio a raso attuale. Non è il massimo, ma sempre meglio di un parcheggio sotterraneo definitivo. Le auto non sono soltanto un ingombro fisico. Che senso ha realizzare la tramvia per ridurre il traffico automobilistico privato e contemporaneamente costruire dei parcheggi nel centro storico o a ridosso delle mura cinquecentesche? Nessuna.
Oltre alla funzione abitativa vi è anche quella della tutela e della valorizzazione dei monumenti, che nel centro storico padovani sono tanti, tantissimi. Ma hanno anche un valore economico ai fini dello sviluppo del turismo.
Mentre si progetta, in modo entusiasta, altro cemento per piazza Rabin si trascurano completamente i problemi del restauro del Pra’ della Valle. Lasciamo da parte la questione della distruzione delle 78 statue 78. Da tredici anni sono completamente abbandonate all’inquinamento. Parliamo del canale Flicorno, interrato sotto via 58° Fanteria). Se si affronta seriamente il problema del restauro del Pra’ della Valle, si deve fare i conti con alcune questioni spinose. Gli otto obelischi che si trovano sui due ponti laterali sono stati spostati dagli Austriaci dalla loro posizione originaria, dentro i viali dell’isola memmia. Vanno ricollocati al loro posto o no? Memmo dentro l’isola memmia aveva previsto soltanto il prato e non gli alberi. Vanno eliminati? Le quattro strade di accesso ai ponti devono essere ricostruite in trachite? E così via. Ma sop rattutto si presenta la questione della riapertura del canale Alicorno. Memmo aveva previsto ai due lati del canale due sentieri di collegamento con le mura cinquecentesche. Memmo aveva capito bene, nel 1775, il rapporto fra il Pra’ e le mura cinquecentesche, un grande anello di verde pubblico. Purtroppo negli anni Cinquanta il canale è stato combinato. E adesso stombinarlo sono dolori. Niente traffico.
Il partito unico del cemento, che a Padova è trasversale e di lunga durata grava sulle menti dei padovani almeno dagli anni Venti del 900, quando fu costruito il nuovo edificio comunale nascondendo la facciata del Palazzo degli Anziani, caso unico in Italia. Si distrussero le case del Mantenga, di Pietro d’Abano, della famiglia Savonarola. E da allora non si è mai smesso. Se uno si oppone al partito unico del cemento, che a Padova è trasversale e di lunga durata, viene considerato un eccentrico. E lo è.
In ogni caso chi crede di poter cementificare l’area del Pra’ della Valle con facilità, farebbe bene a non illudersi. A Padova i tempi sono cambiati.
Elio Franzin-Amissi del Piovego