SICUREZZA E CICLABILITÀ, È IL MOMENTO DI INTERVENTI RADICALI

Nei giorni scorsi abbiamo letto con interesse del finanziamento di alcuni interventi che il Comune di Padova intende realizzare per rendere più sicuri ai ciclisti alcuni dei punti più pericolosi della città, coincidenti nella maggior parte dei casi in attraversamenti di semafori o rotatorie, sprovvisti di corsia ciclabile. Il “fagiolo” della Stanga, le rotatorie di via del Plebiscito, l’asse tra via Aspetti e Reni, il nodo del Bassanello, per citarne alcuni, presenti anche nel nostro recente dossier Ecosistema Mobilità. Gli interventi previsti riguarderanno però soltanto una migliore segnaletica, nell’impossibilità di ricavare lo spazio per una pista ciclabile protetta.

“Lungi da noi svalutare l’importanza della segnaletica stradale nella prevenzione degli incidenti – dichiara Francesco Tosato, Vicepresidente di Legambiente Padova – ma per una città che aspira ad essere tra le regine della sostenibilità in Europa, serve fare molto di più, proprio a partire dalla sicurezza stradale, a sua volta che un aspetto fondamentale per incentivare la mobilità dolce. Ora che la città potrà contare su ingenti risorse da destinare alla mobilità, sono stati da poco annunciati i fondi arrivati dal PNNR per la realizzazione della Bicipolitana, è il caso di mettere a punto una serie di interventi seri e coordinati con i settori comunali preposti, che metta al centro ciclabilità e con l’obiettivo di realizzare una rete ciclabile sicura e che realmente favorisca l’utilizzo della bici come mezzo alternativo all’auto per gli spostamenti casa-lavoro, senza prescindere pertanto dalla sicurezza per gli utenti stessi – prosegue Tosato – Pensiamo sia necessario creare dei  quartieri ispirati al modello di Città dei 15 minuti, che prevedono un radicale ripensamento della mobilità urbana tramite sensi unici o isole pedonali, zone 30 realizzate a regola d’arte, strettoie e rallentatori che mettano in sicurezza i soggetti più deboli della strada, pedoni e ciclisti” conclude Tosato.

Purtroppo quel dedalo di corsie spesso solo tratteggiate, a volte monche e dissestate, spezzate e divise da infrastrutture automobilistiche e promiscue con i pedoni che abbiamo a Padova, non facilitano di certo gli spostamenti in bicicletta, che sono comunque numerosi e in crescita, a dimostrazione di un cambio abitudini della popolazione da alimentare e incoraggiare con investimenti in infrastrutture adeguate.

In questo senso aiuteranno senz’altro gli studi sull’incidentalità commissionati dal Comune di Padova, a partire dal dossier Promix, per definire interventi ad hoc sui luoghi più pericolosi della città, ma il nostro invito è di affrontare la problematica con uno sguardo nuovo e più ampio, che metta in discussione il ruolo dominante degli spostamenti motorizzati in città, altrimenti ogni altra forma di mobilità verrà messa in secondo piano, generando altra insicurezza e “conflittualità”.