Suolo agricolo consumato: ammesso l’errore, rimandata la correzione

Nel precedente numero di Ecopolis, trattando della Variante per la realizzazione di un polo scolastico a Mortise, avevamo dato conto di come il Settore Urbanistica avesse ammesso, a seguito di una nostra segnalazione, un vistoso errore nel dimensionamento del Piano di Assetto Territoriale (PAT), adottato il 7 aprile 2008, e di non aver seguito le prescrizioni della regione (Dgr 3650/ 07) nella classificazione delle aree agricole e nella determinazione del limite massimo imposto dalla legge alla trasformabilità delle Superfici Agricole Utilizzate (SAU) in zone con destinazioni diverse.

Ad un ulteriore nostro quesito sui criteri adottati nel censimento delle aree agricole, in relazione soprattutto al fatto che, sulla base delle disposizioni regionali, il limite imposto alla trasformabilità delle aree agricole dovrebbe riguardare anche le aree che, pur diversamente destinate dal previgente PRG, abbiano di fatto mantenuto alla data di stesura del PAT caratteristiche di suolo agricolo (ad esempio larga parte delle aree verdi classificate come aree di perequazione con la Variante ai servizi del 2003) l’arch. Franco Fabris, Capo Settore Urbanistica, ha risposto in modo decisamente reticente ed evasivo.

A giustificazione dell’errore commesso e del mancato chiarimento nel merito dei quesiti posti, l’arch. Fabris afferma che nell’ambito degli incontri organizzati da Agenda 21erano di fatto già «… stati ampiamente illustrati sia i contenuti che i criteri di progettazione del PAT». Il che è certamente vero (e infatti già a suo tempo avevamo contestato lo spropositato sovradimensionamento del fabbisogno abitativo della nostra città, volto a giustificare un incremento di oltre 4,6 milioni di mc di edilizia residenziale nel corso di un decennio), ma è altrettanto certo che in quest’ambito mai sono stati illustrati e discussi i criteri utilizzati per il censimento delle superfici agricole SAU e assimilate e per la determinazione del limite massimo alla loro trasformabilità.

Per quanto poi riguarda la nostra richiesta di procedere immediatamente alla revisione della cartografia e dei conteggi relativi al limite SAU, anche al fine di evitare l’adozione di piani attuativi in contrasto con le prescrizioni di legge, nella risposta del Capo Settore, rinviando detta revisione alla Conferenza istruttoria e decisoria di approvazione del PAT (una procedura che non prevede alcuna discussione pubblica delle controdeduzioni alle osservazioni presentate da cittadini e associazioni), si sostiene che «il PAT ha confermato le previsioni urbanistiche del PRG vigente» e che «… pertanto le stesse possono essere attuate in pendenza dello stesso PAT».

Nel merito a Fabris sembra sfuggire una evidente contraddizione: se andrà rivisto il dimensionamento del PAT e se dovrà essere drasticamente ridotta, in conformità con quanto stabilito dall’Atto di indirizzo regionale, la quantità di superficie agricola trasformabile, ne dovrebbe derivare anche la necessità di rivedere le previsioni urbanistiche del PRG vigente, nel quale si è previsto il cambio di destinazione d’uso di oltre 4 milioni di mq di terreni agricoli che, a quanto ci è dato capire, sono stati erroneamente classificati come “Superfici agricole residuali” (non soggette ad alcun vincolo di trasformazione d’uso), anziché come SAU.

Avendo il PAT adottato «confermato le previsioni urbanistiche del PRG vigente» sulla base di un errato presupposto (ovvero sulla base di un errato calcolo del limite imposto dalla legge alla trasformabilità dei suoli agricoli) e non essendo ancora stato istituito il previsto “Registro di controllo della SAU trasformata”, riteniamo quindi che si debba considerare illegittima l’adozione di piani attuativi (Iris, Basso Isonzo, via Pelosa, ecc.) che comportino il consumo di superfici agricole. Tanto più illegittima ci appare l’approvazione di Varianti urbanistiche, quale quella relativa a Mortise adottata dal Consiglio Comunale il 9 maggio scorso, che comportano un ulteriore incremento di detto consumo senza alcuna verifica del rispetto dei limiti di legge.

Sergio Lironi, Presidente onorario Legambiente Padova