Nello scorso numero abbiamo dato conto della nuova ipotesi dell’Amministrazione di concedere altri 800mila metri cubi di nuova edificazione. Ma a Padova ci sono più case vuote che richieste di alloggio. In nessun modo l’alluvione edilizia che si sta abbattendo su Padova è giustificata. Solo decennio 1991-2001 in città si sono costruite circa 6.600 nuove abitazioni. Ad oggi, secondo notizie giornalistiche, sarebbero 9000 le case vuote, contro 1800 richieste di edilizia residenziale pubblica. Il fabbisogno abitativo non è dovuto alla carenza di alloggi, quanto piuttosto all’eccessivo prezzo degli stessi.
Secondo Sergio Lironi Presidente di Legambiente Padova (scarica l’intervento completo “notizie preoccupanti dai PAT" sul sito www.legambientepadova.it) l’aspetto decisamente non condivisibile delle nuove filosofie urbanistiche è che – anche per quanto riguarda l’edilizia residenziale – si continuano ad aumentare le volumetrie edificabili previste dal Piano Regolatore non in relazione ad un documentato fabbisogno abitativo, bensì solo per far fronte a carenze di bilancio e per far quadrare in qualche modo (con la formazione di ritagli di verde che non danno vita ad una reale rete ecologica) il conteggio degli standard previsti dalle normative urbanistiche. E’ vero che nel Comune di Padova – soprattutto a seguito dell’”effetto sanatoria” del 2003 – si è verificato, dopo molti anni di decrescita, un lieve incremento di popolazione (dai 209.621 abitanti del 2002 ai 210.985 del 2005), ma è anche vero che i dati anagrafici relativi al 2006, pubblicati in questi giorni, documentano un brusco arresto di questa tendenza. In valori assoluti nell’arco di 15 anni, tra il 1991 ed il 2006, la popolazione di Padova è diminuita di 4.836 abitanti: una diminuzione che non è certo attribuibile alla carenza di case, se – come risulta sempre dai dati ISTAT – nel solo decennio 1991-2001 in città si sono costruite circa 6.600 nuove abitazioni.
Certo Padova registra – almeno anagraficamente – il fenomeno di una progressiva frammentazione dei nuclei familiari (le famiglie costituite da un solo componente risultano essere circa il 32% del totale) che in parte fa crescere il fabbisogno, ma sempre il censimento del 2001 documenta in città una disponibilità di 96.640 abitazioni (di cui 5.575 vuote) a fronte di 86.146 famiglie residenti e di 3.089 famiglie domiciliate (ma non residenti). Anche lo standard abitativo è decisamente elevato, avendo ogni residente mediamente a disposizione negli alloggi occupati circa 46 mq ed 1,86 stanze.
Appare dunque chiaro che il fabbisogno abitativo – che pure è testimoniato dalle circa 1800 domande per l’edilizia residenziale pubblica – non è dovuto alla carenza di alloggi, quanto piuttosto all’eccessivo prezzo degli stessi (connesso soprattutto alla rendita speculativa sulle aree, che – complice una visione ancora fortemente monocentrica dello sviluppo urbano metropolitano – continua a crescere anche in presenza di una evidente “sovrapproduzione” edilizia), al cattivo uso dello stock esistente e ad una industria delle costruzioni che privilegia le tipologie edilizie più lussuose e meno economiche, quali quelle – sia detto per inciso – che verranno realizzate nelle “aree di perequazione” di Padova (un tempo aree destinate a verde pubblico), caratterizzate da bassi indici di edificabilità.