Torri di San Carlo fra sentenze e laboratorio

La sentenza del Consiglio di Stato, favorevole al ricorso dell’Immobiliare Valli contro la decisione del comune di revocare, a seguito del responso referendario, la delibera di adozione della variante al piano regolatore per la realizzazione delle cosiddette Torri Gregotti, non è giunta inaspettata. Le premesse, in punta di diritto, si potevano già cogliere nel pronunciamento del TAR del Veneto, che è stato ribadito nel secondo grado di giudizio.

Quello che rammarica è constatare che il comune si trovi ora a dover affrontare l’esito delle sentenze senza avere preventivamente risolto il contenzioso. Il tempo per comporre la vicenda c’era tutto -il referendum è di giugno 2006- ed in più occasioni Legambiente ha chiesto che il progetto dell’Immobiliare Valli fosse modificato attraverso uno studio dell’area, da realizzare tramite un processo partecipato che coinvolgesse l’immobiliare e la società civile che rappresenta gli abitanti dell’Arcella. Analoghe istanze sono state avanzate da altre associazioni ambientaliste, sindacali e da forze politiche.

L’interesse di tutti questi soggetti, che hanno sostenuto il no nel quesito referendario, non era infatti di mantenere lo status quo dell’insula di S.Carlo, ma di riprogettarne la sistemazione con quei criteri di recupero ambientale ed architettonico che il progetto dell’Immobiliare Valli nongarantiva.

Prendiamo atto con piacere che il tanto sollecitato laboratorio di partecipazione, previsto da un emendamento al bilancio di previsione 2008 presentato dalla Sinistra Arcobaleno e fatto proprio dall’amministrazione, aprirà le porte con i primi di settembre. È importante però sapere quali saranno i soggetti chiamati a formare il laboratorio e quali saranno le modalità del suo funzionamento, affinché sia garantita una efficace partecipazione della popolazione allo studio delle soluzioni per delineare il futuro urbanistico dell’area centrale dell’Arcella, sulle quali dovrà poi scegliere l’amministrazione. È assolutamente necessario che la cittadinanza sia coinvolta attraverso una opportuna campagna di informazione, da attuare in tempi strettissimi, sapendo che qualunque soluzione venisse proposta senza la partecipazione attiva degli abitant i sarà destinata a subire le forme di reazione che hanno interessato il progetto dell’Immobiliare Valli.

Non si potrà, inoltre, prescindere dalle indicazioni del documento finale del processo partecipativo svolto 2006-2007 per la costruzione del PAT di quartiere, che, per l’area che ci interessa, sono stati ripresi nella delibera che il consiglio di quartiere ha approvato nell’ottobre del 2007. In sostanza in detta delibera il quartiere chiedeva di assoggettare a riqualificazione urbanistica il comparto comprendente l’area antistante la chiesa di S.Carlo, una porzione della proprietà Morassutti, piazza Azzurri d’Italia, e gli edifici ex Coni e Bingo con le loro pertinenze. L’obiettivo proposto dalla circoscrizione è quello di dare origine al luogo centrale ed identitario del quartiere attraverso un progetto unitario e di qualità, incentrato in una piazza polifunzionale in grado di raccordare, con percorsi prevalentemente pedonali, funzioni e spazi pubblici e privati.

Per realizzare questo obiettivo non si potrà prescindere dal coinvolgimento, nella concertazione, dell’immobiliare Valli, proprietaria di buona parte dell’area antistante la chiesa di S.Carlo. Il geom. Favaro, presidente della società, ha peraltro detto in più occasioni che, pur essendo affezionato al progetto bocciato dal referendum, è disposto a rivederne i contenuti per tener conto delle aspettative della popolazione.

Ci sono pertanto tutte le premesse per arrivare ad una soluzione condivisa, che potrà essere proposta per l’approvazione al consiglio comunale. La sentenza del consiglio di Stato impone, infatti, al comune di riprendere l’iter di approvazione del Piano Integrato di Riqualificazione di S.Carlo e l’unica soluzione che salvi gli esiti del referendum è quella di aggiornare il PIRU tramite un reale processo di partecipazione, evitando che la nuova progettazione sia limitata ai soli soggetti istituzionali.

Lorenzo Cabrelle – Direttivo Legambiente