VIA SAN MARCO E LE CATTEDRALI NEL DESERTO
Ciclisti costretti in contromano, senza protezioni ne segnaletica

 

Adotta una ciclabile - logoBN

 

 

 

 

Continua la campagna di Legambiente “Adotta una pista ciclabile” (ogni sabato sarà comunicata una segnalazione nuova) e questa volta l’Associazione ha redatto un vero e proprio dossier su quella di Via San Marco. Il Vice Sindaco Ivo Rossi ne ha recentemente annunciato la sistemazione. Legambiente però aveva segnalato la sua grande pericolosità sin dal 2005, indicandola come uno degli interventi prioritari per garantire la sicurezza dei ciclisti in città.

“Il motivo che ha spinto Legambiente a produrre il dossier è semplice quanto allarmante- spiega Andrea Nicolello che ha compito il sopralluogo- chi vuole andare in bici da e per Ponte di Brenta seguendo le ciclabili si trova a percorre centinaia di metri in contromano protetto solo da una striscia disegnata per terra. Non parliamo di ciclisti indisciplinati, ma di quelli che seguono le indicazioni messe lì per loro. 

Ivo Rossi lo sa benissimo, infatti già BiciMaster Plan del 2010 le allegate carte di progetto evidenziano tutte queste pericolosissime interruzioni. Ma in tutti questi anni nulla è stato fatto. Rimangono le due cattedrali nel deserto: il sottopasso al Ponte Darwin (scelta molto discutibile dal punto di vista della sicurezza sociale) e la passerella sull’autostrada. Il resto sono tratti monchi, attraversamenti pericoli, mancanza di segnaletica e percorsi ufficiali in contromano.

Siamo andati a ri-verificare la situazione dopo 4 anni. Purtroppo è rimasta angosciante. In un tragitto (segnalato come in gran parte attrezzato dal Comune nel BiciMasterPlan) di 4,3 km, che diventano 3,3 km considerando che l’ultimo km dopo via Ippodromo verso Ponte di Brenta non ha nulla a favore delle bici, abbiamo contato 15 situazioni di disagio o gravissimo pericolo per i ciclisti.

Scarica qui il DOSSIER COMPLETO

Sintesi dossier

Si parte dalla Stanga: inizia la “ciclabile” sul marciapiedi in promiscuità con i pedoni e con due  fermate degli autobus

Arrivati sotto il cavalcavia Venezia, all’incrocio con viale dell’Elettronica, si deve svoltare a sinistra per passare sull’altro lato della strada. Manca la segnaletica

Il doppio attraversamento a raso di via Friburgo: non ci sono dossi ne rallentamenti ne illuminazione specifica. Lungo via Plebiscito, a 50 m dall’incrocio, mancano cartelli che avvisino gli automobilisti dell’attraversamento ciclopedonale.

In via del Plebiscito direzione cavalcavia Grassi le auto  dovrebbero rallentare in virtù di uno sbiadito “30” disegnato a terra. Anche qui nessun dosso, nessuna illuminazione dedicata. Sarà la costante – in negativo – di tutti gli incroci/intersezioni fino a Ponte di Brenta, tutti pericolosissimi.

Subito dopo, proseguendo sul marciapiedi, la pista (regolarmente segnata a terra) “passa attraverso” la pensilina – e i passeggeri – della fermata dell’autobus, deve scavalcare per ben due volte le transenne dell’ingresso delle officine della Polizia di Stato e, superate le auto dei clienti dell’hotel B4. Attraversamento pericoloso,  in via Luigi Einaudi senza nessun dosso o piastra rialzata per rallentare le auto.

Poche decine di metri dopo il vero capolavoro del pericolo: un tratto di 210 metri, dall’angolo con via Ponticello fino al park del PalaFabris, da percorrere in contromano, largo sì e no 60-70 cm, con una sola striscia disegnata a terra a fare da protezione dal flusso di auto che corrono (e quanto corrono) lungo via San Marco.

Altri 60 metri in contromano non protetti  si percorrono all’altezza di Villa Italia e ci attendono altri due incroci pericolosi. Il primo è per attraversare la rampa (via Sergio Fraccalanza) usata dalle auto che escono dai grandi magazzini della zona.

Stiamo finalmente entrando in Ponte di Brenta ed ecco l’ultima, duplice, beffa: una fermata dell’autobus in pista ciclabile (da attraversare compresi gli ignari passeggeri in attesa) e 20 metri dopo l’avviso che la pista è finita, all’angolo con via Calore. Poco male, ci attende ancora un 1 km per arrivare alla sede del quartiere in una strada a 4 corsie e nessuna protezione. Ma tante auto in transito.