Vigilare sull’Auditorium: il progetto di Cecchetto non deve essere stravolto

Ho esaminato con attenzione e interesse i dieci progetti di Auditorium esposti al Palazzo della Ragione. È evidente che il progetto vincitore non è soltanto il migliore, ma l’unico che possa essere concepito per la realtà di Padova. La lezione inferta dall’opinione pubblica al memorial edificato alle Porte Contarine è dunque servita: non è più possibile giustificare operazioni di dittatura urbana con l’alibi dei grandi nomi dell’architettura nazionale o internazionale. Fa ancor più onore allo Studio Cecchetto il fatto che sia stato premiato il suo progetto, non il suo studio professionale.

La Giuria ha avuto il merito di non essersi lasciata affascinare da progetti ad alto impatto visivo, autocelebrativi e autoreferenziali, che possono essere costruiti ovunque. L’arch. Alberto Cecchetto e il suo gruppo hanno il merito di aver analizzando compiutamente ed esaurientemente l’ambiente circostante l’area su cui l”Auditorium sorgerà, e non soltanto la geometria dell’area stessa.

La conseguenza di questo atteggiamento dialettico nella progettazione è il riconoscimento della presenza del Piovego, avvenuta attraverso la previsione progettuale di una zattera che potrà ricevere imbarcazioni con spettacoli musicali. A proposito di questa zattera va chiarito subito un punto. La zattera fa parte del progetto di Auditorium tanto quanto l”Auditorium stesso. Non dovrà quindi esistere nessuna "variante in corso d’opera" e nessuna "realizzazione parziale in attesa di ulteriori stanziamenti per il completamento dell’opera" che escludano la realizzazione della zattera e di tutti gli altri elementi che facilmente si possono dichiarare "accessori" all”Auditorium.

Questo vale non solo per la zattera ma per tutto il progetto, che va realizzato nella sua interezza. Non ottemperare a questa prescrizione significa ricadere in una comoda logica palazzinara. Il progetto di Auditorium che ha vinto il concorso è quello che i padovani hanno visto esposto in Palazzo della Ragione, e sul quale hanno espresso il loro parere favorevole attraverso associazioni quali gli Amissi del Piovego e Legambiente. È questo il progetto che dev’essere realizzato, senza nessuna variante o adattamento.

La tecnica delle "varianti" ormai la conosciamo e siamo in grado di difenderci. Consiste nell’affidare gli incarichi a quei professionisti il cui prestigio basti per mettere tutti d’accordo, a cominciare dall’opinione pubblica. Approvato il progetto, lo si stravolge in sede di realizzazione attraverso quelle "varianti" necessarie per salvaguardare soltanto gli aspetti legati al business dell”opera. Un solo esempio storico: il Piano Regolatore Generale del 1954. Venne affidato ad uno dei migliori urbanisti europei, Luigi Piccinato. Una volta approvato, il Piano venne stravolto per tutelare gli interessi privati a scapito dell”interesse generale, proprio attraverso la "tecnica delle varianti". Ma le proteste furono molto poche.

Il riferimento a Piccinato non è casuale. Sull”area su cui sorgerà l’Auditorium il grande urbanista prevedeva il vincolo a verde pubblico. Il progetto Cecchetto propone un accettabile compromesso fra chi da sempre insiste per la destinazione a verde di tale area e chi desidera vederla edificata. Da questo momento spetta quindi a noi cittadini e alle associazioni padovane l’onere di sorvegliare la realizzazione dell’Auditorium. Il progetto di Auditorium adesso lo abbiamo visto; ora vogliamo l’Auditorium. Anzi, quell’Auditorium.

Pietro Casetta, giornalista