Adriatico, Pozzanghera inutile?

Se è vero che viviamo in un mondo globalizzato, ciò significa che i veneti devono saper trovare, in questo momento di crisi epocale proprio per il trasferimento massiccio di ricchezza dall’Occidente all’Oriente, l’argomento vincente per far sopravvivere la loro economia e il benessere delle future generazioni.

Io condivido l’idea di un numero crescente di persone secondo le quali l’orizzonte istituzionale della nostra Regione è l’EuroRegione, assieme a Slovenia, Friuli, Carinzia e prima o poi la Croazia. Ciò che la rende attuale e possibile è l’interesse comune verso lo sbocco al Mare, all’Adriatico. Una prospettiva politica dove storia e geografia si confondono da sempre senza soluzione di continuità.

Ma se è l’antico Golfo di Venezia a darci un vantaggio naturale, perché non pensare che sia su questo e sulla sua massima valorizzazione che noi dobbiamo spendere i nostri scarsi investimenti pubblici? È sulla sua Autostrada del mare, ramificata verso l’interno, attraverso i suoi canali (di tipo fluvio-marittimo) che dovremmo concentrare la spesa infrastrutturale!

Qualora in alto loco preferissero dare la priorità alle strade (la camionale, come la Nuova Romea o la A4 nel tratto Mestre-Trieste) penso che noi consegneremo ad altre regioni ed altri paesi la gestione del mare e dei suoi collegamenti. Un errore strategico imperdonabile e non riparabile a posteriori.

Con la camionale, ad esempio, faremo arrivare al porto di Venezia i camion i cui containers avremmo potuto imbarcare al porto di Padova. Ma mentre il primo provvederà a spedirli con navi feeders (le uniche che possano entrare in Laguna) verso porti più grandi, dove attraccano le navi transoceaniche, come al Pireo, a Porto Said o a Taranto, il secondo, aggiungendo il suo traffico navale a quello del primo, potrebbe invece creare un volume di movimentazione interessante per far avvicinare al Terminal off Shore di Porto Levante le grandi compagnie di navigazione.

Se poi passiamo a considerare la Nuova Romea, temo che alla fine si ridurrà a favorire i camion che portano i loro containers dalla pianura Padana a Civitavecchia. A leggere i giornali genovesi, quello è lo scalo tirrenico da potenziare. Sono i terminalisti, che operano sul quel versante, che lo desiderano, proprio perchè non c’è altro spazio negli altri porti. Se noi accettassimo l’idea di questa strada come una “priorità” veneta rispetto alla sistemazione delle linee marittime lungo costa (short sea lines) di fatto favoriremmo lo sviluppo degli scali tirrenici a danno di quelli adriatici.

E quando il collegamento ferroviario ad Alta Capacità Genova-Rotterdam ora in costruzione sarà terminato, il divario con l’Adriatico sarà tale che il nostro mare sarà solo una pozzanghera inutile. (È noto il fatto che i genovesi usino l’interporto di Alessandria come loro retroporto e punto di smistamento dei convogli merci! Pur essendoci un Appennino di mezzo, è da lì che i containers, sbarcati sotto la Lanterna vengono messi sui treni a lunga percorrenza. Noi invece non riusciamo a far lavorare Padova e Venezia insieme).

Anche con la costruzione della terza corsia della A4 sul tratto Mestre-Trieste, faremo solo un favore ai camionisti che si dirigono verso i paesi dell’Est.

Se il PIL di Romania, Polonia, Turchia ecc. continua a crescere al ritmo del 6-8% all’anno, ovvero tanto quanto è stato l’incremento del traffico pesante su quel pezzo di autostrada negli ultimi anni, è matematico che sarà di nuovo ingombra 11-12 anni dopo la sua costruzione e ci ritroveremo con il medesimo problema.

Se invece i container venissero imbarcati a Pd, a Ro, a Mn, a Cr, a Ra e a Ve per arrivare a Trieste, Fiume e più in giù lungo la costa dalmata, (e viceversa) non solo ci costerebbe meno, ma avremmo meno incidenti, emissioni inquinanti, meno diritti di CO2 da pagare ecc. (Non è una mia proposta ma dell’ex vice-ministro ai Trasporti De Piccoli).

Del resto mi chiedo come si faccia, a livello regionale, a pretendere la costituzione di un nuovo partito del NordEst (di Destra o di Sinistra che sia) e al tempo stesso sostenere opere pubbliche che di fatto non avvantaggiano il Veneto, ma altri luoghi, altri attori, altri paesi. Se è il mare il nostro punto di forza, non è forse più seria la sua valorizzazione, prima che gli scali del Tirreno annichiliscano questa preziosa risorsa? Se è l’Adriatico da sempre il nostro destino, perché dare la precedenza a investimenti per strade e camionali che corrono lungo costa o affianco a corsi d’acqua che vanno al mare, invece che per porti e idrovie interne?

Se è l’EuroRegione una delle nuove fonti di denaro pubblico che può essere investito per il NordEst, perché perdere l’occasione dei finanziamenti che Bruxelles garantisce per le short sea lines, qualora colleghino paesi dell’Unione?

Se il trasporto e la logistica sono vettori di occupazione stabile e non precaria, perché insistere con un modello di sviluppo ormai superato? Quanti posti di lavoro procura una camionale e quanti un’idrovia fluvio-marittima?

Ed ecco perché abbiamo chiesto al nuovo Presidente della Camera di Commercio di Padova, l’ing. Furlan, di far avviare, da parte del suo Ufficio Studi, una più aggiornata relazione sull’idrovia, che prenda in considerazione la sommatoria di tutti i vari aspetti che la riguardano. Non ultimo, magari assieme all’Unione delle Camere di Commercio, la definizione di un quadro a più lunga scadenza sul destino dell’Alto Adriatico e di tutte la vie d’acqua, marittime e interne, che vi afferiscono.

Carlo Crotti – Presidente "Salvaguardia Idraulica del territorio padovano e veneziano"