APPALTATO IL PONTE “VERDE”
Legambiente: “Un’opera obsoleta, costosa, dannosa”

 Non sappiamo ancora chi ha vinto l’appalto da 17 milioni che scadeva ieri per la costruzione del Ponte della fiera, detto “ponte” verde visto che ospiterà cespugli ed arbusti. Un’opera in contrasto con il rilancio del ferro e del trasporto pubblico che permetterà alle auto di entrare nel cuore della città, da est e ovest lungo l’Arcella, confluendo all’ex pioppeto (a fianco dell’asilo e dell’elementare) da dove partiranno i piloni del nuovo ponte.

Co-finanziata dal Comune con 6,5 milioni, è un’opera non solo sbagliata ma anche dannosa, un cavalcaferrovia inserito nel progetto di passante urbano ideato nel 1988 e già bocciato dagli abitanti dell’Arcella. Ora è tornato – di differente c’è solo il nome, Arco di Giano –  ed altro non è che una nuova superstrada urbana di 5 km per collegare San Lazzaro/Padova Est con la Cittadella dello sport, con vari svincoli tra ai quali questo per la Fiera.

Ma oggi il collegamento est-ovest avviene con la tangenziale nord, il passante crea una ulteriore frattura tra l’Arcella e la città. Certo fa aumentare il valore di numerosi terreni edificabili nei quali i privati attendono di  costruire  in una logica di lottizzazione speculativa.

“Nessuno nega che la Fiera di Padova attragga molto traffico privato – spiega Andrea Nicolello Vice Presidente di Legambiente. Ma sono fenomeni circostanziati, programmabili e quantificabili con largo anticipo. Nel 2010 avremo la nuova stazione ferroviaria di San Lazzaro, con parcheggio scambiatore, una linea Padova Venezia quadruplicata per frequenza e capacità di passeggeri nel triangolo Padova, Mestre Castelfranco (l’SFMR) e il tram attivo da Pontevigodarzere. Condizioni ideali per spostare operatori e visitatori della Fiera sui mezzi pubblici, almeno per l’ultimo miglio, come avviene nei quartieri fieristici di mezza europa”.

Invece con il Ponte della Fiera si fa il contrario, si svilisce il rilancio del ferro permettendo alle auto di entrare nel cuore della città, da est e ovest lungo l’Arcella, confluendo all’ex pioppeto (a fianco dell’asilo e dell’elementare) da dove partiranno i piloni del nuovo ponte. Oltre i binari un nuovo autosilos che, aumentando la dotazioni di posti, sarà un nuovo attrattore di traffico. E avremo sprecato l’occasione di tenerlo fuori dai confini cittadini. Lambirà invece le case di migliaia di arcellani.

Spiega Sergio Lironi Presidente di Legambiente: “in una stagione di allarme inquinamento sono accettabili infrastrutture per eliminare il traffico di attraversamento, opere che comportino la ricongiunzione tra le due città. Nei primi anni ‘90 sostenemmo il progetto degli architetti Favaro e Yaxley, vincitori del concorso Europan, che prevedeva sì un nuovo ponte ma all’interno di un nuovo parco urbano per ricollegare e riqualificare due rioni altrimenti isolati, San Lorenzo e il Pescarotto, in una prospettiva di boulevard in via Venezia. Invece con questo ponte della Fiera il Pescarotto sarà, ancor di più di adesso, una enclave circondata di giorno da macchine di commessi viaggiatori, nel deserto inesorabile della sera. Sono guasti urbanistici che provocano sacche di degrado che poi si vuole risolvere con l’esercito e che condannano la città all’inquinamento atmosferico”.