Davvero si vuole interrare l’idrovia?

Un recente convegno su “Il ruolo dell’idrovia Padova-Mare nella sicurezza idraulica del territorio padovano e veneziano, tenutosi presso l’Università di Padova, ha portato alle seguenti, non univoche, conclusioni: se da un lato vi è la massima condivisione sulla rilevanza dell’opera ai fini della riduzione del rischio idraulico che grava sul nostro territorio, dall’altro vi sono valutazioni discordanti sull’attualità dell’idrovia ai fini del trasporto delle merci. Stupisce che, a fronte di un dibattito ancora così aperto, si sia deciso, in un ristretto consesso politico, di porre la parola fine al progetto della via d’acqua. Con l’accordo, che qui si contesta, si è deliberato di rinunciare al sicuro vantaggio di un’opera in grado di ridurre il rischio idraulico – che a parere di chi scrive avrebbe già potuto essere dirimente nella scelta – per orientarsi verso l’ennesima infrastruttura stradale, su cui permangono forti perplessità. Siamo sicuri che sia questa la scelta più conveniente?
Una serie di fattori indicano di no: lo spreco di denaro pubblico, la sostenibilità ambientale dell’opera, la capacità dell’idrovia di offrire, rispetto alla camionabile, altri utilizzi rispetto al trasporto merci. Circa lo spreco di denaro pubblico, è stato stimato che l’insieme delle opere realizzate ha comportato, a costi attualizzati, un esborso di oltre 200 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i 50 milioni necessari per l’interramento del canale. Un danno enorme per la collettività.
Per quanto la sostenibilità ambientale, vanno messi a confronto i fattori di inquinamento che derivano dalla realizzazione delle due infrastrutture.
La camionabile comporterà certamente un aumento del traffico e di conseguenza un ulteriore peggioramento della qualità dell’aria, con i conseguenti danni alla salute che l’organizzazione mondiale della sanità ha, ormai, certificato. Non ha alcun pregio l’affermazione di chi sostiene che la nuova strada allontanerà parte del traffico pesante dai confini della città e, quindi, diminuirà l’inquinamento di Padova. Le polveri sottili sono molto volatili, per cui il trasferimento del traffico pesante da un punto ad un altro, distante pochi chilometri, non comporterà alcun beneficio alla qualità dell’aria, anzi contribuirà ad una maggiore diffusione nel territorio dei fattori inquinanti.
Il trasporto acqueo, per contro, incide sulla qualità del corpo idrico attraversato, a causa degli scarichi dei natanti. Gli effetti di tale inquinamento vanno attentamente valutati, ma si può sicuramente affermare che, per quanto riguarda l’impatto sulla salute, tale modalità di trasporto pone minori problemi rispetto alla precedente.
Perché allora si insiste sulla camionabile? Sicuramente per fattori di costi.
Attualmente, si dice, il trasporto su gomma costa meno del trasporto via acqua, per cui il completamento dell’idrovia non comporterà benefici alla mobilità nel territorio in quanto, comunque, sarà privilegiato il trasporto via terra. Si dice, anche, che il porto fluviale di Padova non sarà in grado di intercettare una significativa quota dei flussi del trasporto delle merci, in quanto le linee di navigazione delle grandi navi porta container lambiranno il sud dell’Italia e si dirigeranno verso i porti del nord atlantico da cui, via terra, le merci si diffonderanno nel continente. Questo scenario, che comunque ha bisogno di una maggiore analisi, è realistico qualora non vengano poste in essere politiche che incentivino, a livello nazionale, il trasporto acqueo, ricorrendo, eventualmente, anche a norme impositive.
L’ex vicepresidente dell’Interporto di Padova, Bruno Geromin, sostiene che l’idrovia ha capacità di attrazione di traffico acqueo, nel contesto internazionale d el trasporto delle merci, anche se completata nella classe IV secondo il progetto originale.
Inoltre, se a fronte di una valutazione di sostenibilità ambientale del sistema di trasporto, il competente Ministero decidesse in futuro di potenziare le infrastrutture portuali e le comunicazioni via acqua, quale sarebbe il giudizio dei cittadini amministrati se nel frattempo fosse stato attuato l’interramento dell’idrovia Padova-Mare? Già cinquant’anni fa Padova ha subito una improvvida scelta urbanistica che, nell’illusione di risolvere i problemi della mobilità cittadina, ha portato all’interramento dei navigli. Il giudizio su quella scelta è oggi di unanime condanna. Non vorremmo che la storia dovesse ripetersi.
Analizzando l’ultimo fattore di convenienza dell’idrovia, c’è da dire che oltre al trasporto delle merci, la via d’acqua può svolgere funzioni turistiche e di diporto, può favorire attività ricreative e creare un importante corridoio ecologico nella parte meridionale del territorio padovano.
A fronte di queste argomentazioni, che sono condivise da tutto la schieramento ambientalista e da gran parte della popolazione, vorrei fare un appello ai parlamentari eletti nel collegio di Padova, soprattutto al mio amico senatore Giaretta: sostenete pure l’emendamento alla finanziaria, ma per completare l’idrovia non per interrarla. Anche perché il costo del completamento è di poco superiore a quello necessario per distruggere quanto già realizzato.
Circa la camionabile, è meglio non farla, pensando piuttosto a integrare il traffico acqueo con quello su ferro, realizzando i necessari collegamenti ferroviari, primo tra i quali il completamento della gronda ferroviaria sud.

Lorenzo Cabrelle, esperto in urbanistica di Legambiente