ECCO ECOSISTEMA URBANO
L’annuale rapporto di Legambiente e Sole 24 ore sulla qualità  ambientale dei comuni capoluogo

Padova sorpassa Verona e Treviso, migliorano politiche energetiche e gestionali, aumentano zone pedonali e piste ciclabili ma il verde fruibile è ancora poco e consumiamo e sprechiamo troppo

La città del Santo per sei anni è stata il fanalino di coda dei capoluogo del Veneto. Quest’anno lascia questa poco invidiabile posizione “sorpassando” Verona e Treviso.  A livello nazionale il minimo storico lo raggiunse tre anni fa, con il 76iesimo posto nella classifica generale italiana. Da allora il trend ha iniziato ad invertirsi, e Padova in due anni guadagna 9 posizioni (3 nell’ultimo anno).  Oggi è 67esima nella “classifica ambientale” dei capoluoghi, redatta da Legambiente, in collaborazione con il Sole 24 ore. Si tratta di Ecosistema urbano, l’annuale rapporto nazionale sullo stato di salute ambientale delle città italiane, che Legambiente redige utilizzando i dati ambientali forniti dai Comuni stessi (richiesti appositamente dall’associazione per l’anno 2006 per compilare la presente ricerca).

La risalita di Padova si deve grazie ad alcuni balzi in avanti riguardanti politiche energetiche e gestionali e lo sviluppo di piste ciclabili e zone pedonali.

La miglior performance di Padova e quella dellEcomanagement (prima posizione) cioè per gli “acquisti verdi” di palazzo Moroni (materiali e servizi ad alta efficienza energetica o con etichetta ecologica) me va bene anche per la qualità ambientale dei carburanti utilizzati dei mezzi pubblici:  biodiesel (una scelta fortemente voluta dall’assessore all’ambiente Bicciato) o metano. Qui si colloca al quinto posto in classifica generale. Buon risultato anche per quanto riguarda l’estensione delle zone pedonalizzate: ottavo posto.
Bene, anche per le politiche di promozione del risparmio energetico e delle energie rinnovabili, dove si colloca al 16 posto.
Bene infine anche la raccolta differenziata, che supera il 40% consentendo a Padova di collocarsi in 18esima posizione.

Fin qui i risultati positivi. Tra quelli negativi un po’ tutti quelli che riguardano i consumi e gli sprechi: cresce il consumo di carburanti dove siamo al 67esimo posto, e di elettricità (79novesimi), la produzione di rifiuti ci colloca 83esimi tra i capoluoghi italiani.
Anche la qualità di beni comuni come aria, acqua, verde ci vede in fondo alla classifica: diminuisce un po’ la concentrazione media annuale del PM10 ma Padova è 72esima tre 80 città che forniscono il dato. Non va bene neanche per la concentrazione media di biossido di azoto  dove risultiamo 61esimi sulle 82 città che forniscono il dato. E per l’ozono, il cui numero di superamenti del limite di legge ci vede 63esimi tra le 73 città che forniscono il dato. La presenza di nitrati nell’acqua che esce dai nostri rubinetti è una delle più alte d’Italia: per cui siamo all’87esimo posto. Nonostante cresca un po’ la quantità di verde urbano fruibile procapite Padova certo non brilla con il suo 41esimo posto, anche perché i circa 9 metri pro-capite a disposizione dei cittadini padovani sono ancora ben lontani dai 18 previsti dagli standard di legge.

Che Padova migliori le sue posizioni per il secondo anno consecutivo è incoraggiante – commenta Lucio Passi- coordinatore di Legambiente Padova- “alcuni risultati premiano il lavoro dell’Assessore all’Ambiente Francesco Bicciato e l’azione dalle associazioni ambientaliste.  Ma dobbiamo impegnarci tutti di più, perché resta ancora molto da fare, sia per diminuire consumi e sprechi, sia per migliorare la qualità dei beni comuni: aria, verde, acqua. C’è bisogno che una città ricca come la nostra, con tanto di Università e punti di eccellenza economica, tecnologica e culturale decida seriamente di investire in qualità urbana e ambiente.  E a crederci per primi debbono essere i nostri amministratori, tutti: non basta avere un buon Assessore all’ambiente se poi gli altri assessori guardano altrove. E così la politica urbanistica continua la corsa all’edificazione…. con tutti i guasti che a cascata comporta: aumento della mobilità privata, inquinamento, perdita di qualità territoriale…  La qualità ambientale – conclude Passi – quella che, in definitiva, misura la qualità della vita in città, determinando molte delle condizioni sanitarie e delle relazioni sociali, deve essere messa al centro di una politica collegiale della nostra Amministrazione, che deve acquisire la cultura della “sostenibilità ambientale”. Le azioni che farebbero bene all’ambiente sono anche quelle necessarie per risollevare la nostra economia: serve puntare sull’intreccio tra qualità territoriale, qualità delle risorse umane, coesione sociale, economia della conoscenza”.

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