Idrovia appesa ai campanili

Il comune di Padova ha approvato nel giugno dello scorso anno, dopo il nubifragio del 12 maggio, una delibera in cui si sollecitava la Regione Veneto a deliberare, con urgenza e in via definitiva, sul completamento del canale Padova – Venezia , con le caratteristiche necessarie a garantire la sua funzione di scolmatore di emergenza delle acque del territorio padovano in caso di piene contemporanee del Brenta e del Bacchiglione, così come dimostrato utile dagli studi del prof. Luigi D’Alpaos dell’Università di Padova”. Il prof. D’Alpaos, per essere esatti, aveva parlato di un canale scolmatore della capacità di almeno 350 mc3/sec, compatibile con un’idrovia di classe Va di navigazione, utile, oltre che per la sicurezza idraulica, anche ai fini trasportistici e per portare in laguna i limi necessari a rallentare la sua progressiva trasformazione in braccio di mare.

L’urgenza della richiesta del comune di Padova ha avuto pronta conferma nella disastrosa alluvione dell’ 1 e 2 novembre.

Se però si va a vedere quali sono le scelte e le strane alleanze che si formano fuori dai confini della provincia di Padova, si rimane sconcertati sulla mancanza di una strategia a scala vasta, che dovrebbe garantire l’equilibrio prima ambientale e poi economico della nostra regione.

Prendiamo ad esempio quello che è avvenuto nel consiglio provinciale veneziano all’inizio di questo mese: ebbene si è assistito ad uno scontro tra due incredibili schieramenti che ha visto, da un lato, la Lega nord votare, assieme a Rifondazione Comunista, un emendamento dell’Italia dei Valori che impegnava la giunta (diretta dalla leghista Francesca Zaccariotto) ad impegnarsi per il completamento dell’idrovia anche nel caso non fossero disponibili finanziamenti privati, dall’altro il PdL ed il PD che hanno respinto, con diverse motivazioni, l’emendamento. La verità è che la Lega, ritiene prioritario il completamento dell’idrovia rispetto alla camionabile, tanto da votare con chi la camionabile proprio non la vuole, mentre il PdL e la maggioranza del PD puntano sulla strada a pedaggio lungo l’idrovia, affermando (erroneamente) che fa parte del PRUSST (Piano di Riqualificazione e Sviluppo Sostenibile del Territorio), peraltro scaduto, della Riviera del Brenta.

Ma vi è un altro argomento forte, che inquadra compiutamente la preferenza di PdL e PD per la camionabile: la piattaforma logistica di Dogaletto, nel territorio di Mira. Si tratta di 4,6 milioni di metri quadri di terreno agricolo, a ridosso della laguna sud tra Dogaletto, Giare e Soresina, che sono stati inseriti alla fine del 2009 nel PTRC (Piano Regionale di Coordinamento) per realizzare un nuovo polo logistico. All’area è interessato il presidente dell’autorità portuale di Venezia prof. Paolo Costa, che ne ha chiesto la disponibilità per realizzare una piattaforma per container da collegare, in futuro, al porto offshore previsto al largo di Malamocco.

Sulla convenienza di questo intervento esistono forti dubbi, sia per la distruzione di un’area ad alta valenza ambientale, inserita nel PALAV (Piano di Area della Laguna di Venezia), sia per l’utilità di un nuovo interporto quando ne esistono a pochi chilometri già due: quello di Padova, utilizzato, per stessa ammissione del vice presidente Luciano Greco, al 50% della propria capacità e quello di Rovigo che è addirittura in perdita.

A tal proposito sono illuminanti le considerazioni del nuovo presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin, che ha affermato, riferendosi alla realizzazione di una nuova piattaforma per la logistica a Marghera, che “rappresenterebbe una inutile e dispendiosa duplicazione e sottrarrebbe competitività all’intero sistema veneto”. Se alla piattaforma di Marghera si aggiunge, poi, quella di Mira il giudizio di Pavin non potrà che essere ancora più negativo.

Nodale è quindi la visione globale che deve essere applicata al sistema veneto e sulla quale la Regione, che dovrebbe reggere saldamente il timone, sembra avere le idee confuse. Non si può da un lato (v. relazione del PTRC) denunciare la distruzione del territorio che è avvenuta nel recente passato e dall’altro perseverare nell’aggressione alle residue aree agricole, per realizzare infrastrutture che entrano in competizione con altre, già esistenti, che hanno ampi margini di miglioramento. Non si può insistere su una camionabile, che distrugge altra campagna aumentando l’inquinamento delle aree che attraversa, quando esiste la possibilità di un collegamento più sostenibile, qual è l’idrovia, che ha inoltre il pregio di mettere in sicurezza il territorio.

E poi, come afferma l’arch. Antonio Draghi del Comitato Ambiente e Territorio della riviera del Brenta “la si finisca con lo scolmatore che comunque verrebbe assicurato anche con la camionale! L’ idrovia può completarsi con la sezione necessaria e sufficiente solo se sfrutta, essa sola, tutto il sedime assicurato dai vecchi espropri, peraltro ad essa sola finalizzati”.

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Il 16 febbraio alle 17.45, al Teatro Villa dei Leoni di Mira, ci sarà il "SIT-IN PACIFICO E RUMOROSO CONTRO IL POLO LOGISTICO", indetto da CAT. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.infocat.it

Lorenzo Cabrelle – direttivo Legambiente Padova