Per molti secoli l’isola del Portello ha preservato la sua fisionomia di quartiere popolare, legato ai traffici e ai mestieri dei porti fluviali che collegavano Padova a Chioggia e Venezia, in stretta convivenza con i nobili e i borghesi che da quei traffici traevano la loro ricchezza. Questa identità storica è stata spezzata a fine ottocento con la costruzione della ferrovia, e poi nel novecento con la creazione della città universitaria, la parziale deportazione verso le nuove periferie degli strati popolari, l’utilizzo degli spazi edilizi liberati per mini-appartamenti e servizi commerciali che ruotano attorno agli studenti, all’Università e alla vicina zona ospedaliera. Oggi il Portello è un quartiere piuttosto fragile, caotico ed affollato quando l’Università è aperta, praticamente deserto nei fine settimana, territorio appetibile per i nuovi trafficanti del giro della droga e della prostituzione.
Eppure il quartiere conserva un suo fascino particolare e un non trascurabile numero di residenti stabili, grazie anche alla sopravvivenza di importanti nuclei di edilizia pubblica popolare costruiti nel secolo scorso e in vari periodi ristrutturati, nonché al recupero dell’edilizia privata incentivata dall’offerta di tante opportunità di lavoro indotte dai dipartimenti universitari ed ospedalieri. Appare evidente che l’asse dei Lungargini del Piovego è una preziosa riserva di verde e di acque non solo per il quartiere Portello, ma anche e soprattutto per il campus universitario che ormai l’ha inglobato. Di tale asse la Porta monumentale cinquecentesca, il ponte e la scenografia di via Portello costituiscono i punti cardine.
Per questo, nell’ambito dei progetti elaborati alcuni anni fa dal Comune e discussi con i cittadini nei laboratori del cosiddetto Contratto di Quartiere Portello, la realizzazione di una piazza pedonalizzata sul tratto di via Portello compreso fra la Porta e l’incrocio con via Marzolo è apparsa interessante a molti, e in particolare alla nostra Associazione: per valorizzare la Porta, allontanando il traffico che la sfiora sull’asse di via Gradenigo e via Loredan (con continuo pericolo per pedoni e ciclisti); recuperare per quanto possibile i livelli originari della pavimentazione attorno e all’interno della Porta; dotare il quartiere di un’area che ne sottolinei l’identità storica e che possa essere sede (come in tante altre piazze del centro storico di Padova) di mercati diurni, plateatico per bar e trattorie, spettacoli e manifestazioni culturali di interesse per i residenti, gli studenti e per tutti i cittadini e visitatori di Padova.
La realizzazione della piazza quindi è fortemente collegata al recupero attento della Porta monumentale, sia all’esterno, sia nell’area di passaggio oggi vergognosamente degradata,sia all’interno (la bella sala superiore già da due anni liberata dai trasformatori della rete di illuminazione pubblica), sia del ponte settecentesco anch’esso bisognoso di restauro. Richiede inoltre una necessaria (e già ben definita dai Laboratori del Contratto di quartiere) riorganizzazione del traffico di veicoli, con sensi unici in via Gradenigo e via Portello, spezzando la continuità del flusso bidirezionale che oggi percorre le vie Gradenigo e Loredan.
La proposta della piazza del Portello è stata approvata dal Comune e anche tradotta in un progetto architettonico, ma non inserita nell’elenco delle opere finanziate e quindi in realtà congelata in attesa di soldi, o forse di una più decisa volontà politica da parte dell’Amministrazione comunale (…) A noi pare che i tempi ormai siano maturi per una decisione: ESU e l’Università di Padova non possono rimanere indifferenti alle sorti di un’area su cui hanno concentrato anche negli ultimi anni notevolissime risorse finanziarie, senza essere in cambio coinvolte dal Comune negli oneri di una adeguata sistemazione urbanistica.
Alberto Bernardini, Associazione Progetto Portello